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Il caffè della Peppina: un mito intramontabile


Categorie : Curiosità

Ieri, oggi e domani. Il caffè della Peppina è quel motivetto, orecchiabile e divertente, rimasto nella memoria di milioni di italiani.  Era il 1971 e il brano, composto da Tony Martucci, Walter Valdi e Alberto Anelli, venne interpretato da due bambine di appena  5 anni, Simonetta Gruppioni e Marina D’Amici, nell’ambito dell’allora famosissima rassegna canora Zecchino D’Oro, durante la tredicesima edizione in cui vinse il premio della giuria.

A tutti gli effetti il caffè della Peppina è una filastrocca, che ha per protagonista la Peppina, questa simpatica e sconclusionata vecchietta, intenta nella preparazione di un caffè improponibile, fatto con farina, cioccolato, marmellata. E una zampa di gallina, per non farsi mancare nulla! Il grande successo ottenuto dalla canzone, si deve sostanzialmente a due fattori: il tema, il caffè, di portata e conoscenza comune, e l’utilizzo della struttura favolistica, da sempre strumento principe per la trasmissione verso i bambini e funzionale all’apprendimento attraverso il divertimento.

Di brani italiani che celebrano il caffè ne esistono molti, e tutti di grande successo: Caffè nero bollente di Fiorella Mannoia, Don Raffaè del grande Fabrizio De Andrè, 7000 caffè di Alex Britti, passando per ‘Na tazzulella ‘e cafè di Pino Daniele, fino ad arrivare a A tazza ‘e cafè di Claudio Villa.

Sicuramente non brani dedicati e appositamente composti per bambini, ma che comunque sono rimasti nel cuore delle persone.

Il caffè della Peppina: il vero significato

Un componimento di facile comprensione e senza troppe pretese. Ad un primo ascolto, il celeberrimo brano può risultare cosi. Ma il suo vero significato cela ragioni e radici ben più profonde, interessanti ed inaspettate. Curiosando negli archivi storici, infatti, si evince che il Caffè della Peppina, nell’Ottocento, era un rinomato ritrovo per intellettuali e grandi pensatori dell’epoca, e che l’abitudine di bere il caffè alla mattina, con lo scopo di tonico rinvigorente, fu una prassi adottata, e successivamente introdotta, al momento del ritorno in patria, dai soldati impegnati al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Quando l’abitudine era ormai diffusa ma le condizioni socio economiche erano assai più che tragiche, il solo pensare di acquistare la fine polvere per la preparazione del caffè, era davvero un lusso per pochi. E così la preziosa bevanda cominciò ad essere preparata nei modi più fantasiosi (e, diciamolo, non propriamente appetibili!), utilizzando, ad esempio, un’amarissima mistura di segale e cicoria essiccata.

Se non è la ricetta della Peppina, poco ci manca!

 

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